31 ottobre, 2011

Celeste, Morte(s) Nee(s) (2010)


  1. Ces Belles De Rêve Aux Verres Embués - 03:55
  2. Les Mains Brisées Comme Leurs Souvenirs - 04:49
  3. Il Y A Biens Des Porcs Que Ça Ferait Bander De T'étouffer - 02:01
  4. En Troupeau Des Louves En Trompe L'Oeil Des Agneaux - 06:18
  5. (S) - 05:42
  6. Un Miroir Pur Qui Te Rend Misérable - 06:09
  7. De Sorte Que Plus Jamais Un Instant Ne Soit Magique - 12:59

Johan - Voce
Guillaume - Chitarra
Antoine - Basso
Royer - Batteria

Impossibile. Null'altro che l'impossibilità trapela da queste “noteˮ maledette. L'impossibilità di comprendere completamente tutto ciò che hanno da dire, l'impossibilità di aprire porte che non si dovrebbero aprire mai, l'impossibilità di capire come tutto ciò possa alla fine apparire così affascinante.


I miei sono toni gravi, lo riconosco. Ma per descrivere questi 40 minuti di nonnehoproprioidea-core, non lo saranno mai abbastanza. L'aggettivo “postˮ precede pressoché ogni elemento che compone questo quadro claustrofobico.
L'opening si apre a noi con una violenza tale da aprire anche i poveri timpani dell'ascoltatore. Mentre la batteria veste i panni di un torturatore senza scrupoli che esibisce il sui blast beat ogni volta con rinnovata insistenza, l'ala destinata alle corde, ribollente, corrosiva e velenosa, erige le uniche sensazioni che spazieranno costantemente, che variano dalla visione dell'apocalisse all'immersione completa nella medesima. Un impercettibile synth risuona senza sosta stendendo ovunque un nero tappeto, mentre a parlarci è una voce da manicomio che pompa in una già inospitale prospettiva tutto il terrore che possiede. E il tutto, insieme, appare monocromatico, disturbante e tritatutto, e non permetterà il crearsi di una qualunque feritoia da cui guardare altrove.

Difficile dire precisamente cosa si sussegue in questo sogno delirante. Ogni qual volta si possa pensare che il livello di aggressività raggiunto fino ad ora è ormai insormontabile, questo viene disintegrato e superato largamente, come una perpetua quintessenza del pessimismo più contagioso e indissolubile.
Da (S) in poi di può ammirare un rapporto con il silenzio del tutto rinnovato. Ma ciò non è coniderabile come conforto. Questo lento e doloroso ingranare è destinato a diventare altra oscurità dura come il piombo. Finché nell'ending, tutto pare fermarsi senza preavviso, e da il benvenuto a violoncelli dissonanti e pianoforti secchi, dipingendo uno sfondo addolorato che come ciliegina sulla torta andrà ad unirsi a tutto ciò che è stato fino ad ora, con l'intentzione di racchiudere cinicamente e con velata tristezza questo bagaglio di cose immani ed insostenibili.

Difficile non allietarsi con il silenzio, dopo tutta questa non-pace. Difficile anche consigliare quest'ultima ad un essere umano qualunque che abbia voglia di provare ancora un pò di serenità. Il dolore, ecco cos'è Morte(s) Nee(s). In una delle sue forme più dirette, nettare che rende nero ciò in cui si inocula. I Celeste sono i primissimi Deathspell Omega quando gli gira male mischiati con gli Alpinist. Quindi, siete avvisati.

85/100

Nessun commento:

Posta un commento