31 ottobre, 2011

Celeste, Morte(s) Nee(s) (2010)


  1. Ces Belles De Rêve Aux Verres Embués - 03:55
  2. Les Mains Brisées Comme Leurs Souvenirs - 04:49
  3. Il Y A Biens Des Porcs Que Ça Ferait Bander De T'étouffer - 02:01
  4. En Troupeau Des Louves En Trompe L'Oeil Des Agneaux - 06:18
  5. (S) - 05:42
  6. Un Miroir Pur Qui Te Rend Misérable - 06:09
  7. De Sorte Que Plus Jamais Un Instant Ne Soit Magique - 12:59

Johan - Voce
Guillaume - Chitarra
Antoine - Basso
Royer - Batteria

Impossibile. Null'altro che l'impossibilità trapela da queste “noteˮ maledette. L'impossibilità di comprendere completamente tutto ciò che hanno da dire, l'impossibilità di aprire porte che non si dovrebbero aprire mai, l'impossibilità di capire come tutto ciò possa alla fine apparire così affascinante.

30 ottobre, 2011

The Ruins of Beverast, Unlock The Shrine (2004)


  1. Between Bronze Walls - 08:40
  2. Skeleton Coast - 03:06
  3. Euphoria When The Bombs Fell - 05:43
  4. God Sent No Sign - 03:05
  5. The Clockhand's Groaning Circles - 10:44
  6. Procession Of Pawns - 04:00
  7. Summer Decapitation Ritual - 07:55
  8. Cellartunes - 02:05
  9. Unlock The - Shrine - 09:05
  10. Subterranean Homicide Lamentation - 01:59
  11. The Mine - 12:01
  12. White Abyss - 01:38

Alexander von Meilenwald - Voce, tutti gli strumenti

Le rovine di Beverast, arcano termine coniato dal musicista stesso, riferito a vicende norrene (?), si presenta come progetto solista frutto della mente di Alexander von Meilenwald, costola di più di un progetto black metal. E da tutti questi, anche senza doverli esaminare tutti, si potrebbe dire che vengono prlevati quanti più dettagli possibile, al fine di creare un'opera distinta.

23 ottobre, 2011

Funeral, From These Wounds (2006)


  1. This Barrel Skin - 08:10
  2. From These Wounds - 07:42
  3. The Architecture Of Loss - 09:02
  4. Red Moon - 08:32
  5. Vagrant God - 06:15
  6. Pendulum - 09:13
  7. Saturn - 08:24

Frode Frosmo - Voce, basso
Kjetil Ottersen - Chitarra, programming
Christian Loos - Chitarra
Enders Eek - Batteria

Probabilmente potrete dire di conoscere i Funeral come gruppo granitico e funereo. Qua non è così. In From These Wounds ci viene proposto un death doom sinfonico tristemente romantico, incredibilmente vario. Quindi, considerarlo funeral doom, è a mio avviso tremendamente errato.

21 ottobre, 2011

Darkspace, Dark Space III (2008)


  1. Dark 3.11 - 11:04
  2. Dark 3.12 - 10:40
  3. Dark 3.13 - 11:48
  4. Dark 3.14 - 11:01
  5. Dark 3.15 - 03:34
  6. Dark 3.16 - 14:09
  7. Dark 3.17 - 16:58

Wroth - Chitarra, voce
Zorgh - Basso, voce
Zhaaral - Chitarra, voce

Parlare di visioni, quando si parla di dark ambient, è naturale. Così come dovrebbe essere naturale citare i Darkspace.
Qua, nel terzo capitolo, v'è un trattato sui più inenarrabili cataclismi dello spazio siderale. Se un genere come questo è premeditato per far affacciare a tenebrose lande nordiche, Darkspace III si estrania da stilistiche così abusate e scaraventa nel vuoto cosmico, presentando la reale quintessenza del buio e dell'ostilità. Vuoto cosmico che vuoto non è affatto, poiché vi è una mole di idee e passaggi notevoli tale da creare un vortice nero dalle dimensioni indicibili.

19 ottobre, 2011

Amesoeurs, Amesoeurs (2009)


  1. Gas in Veins - 05:08
  2. Les ruches malades - 04:17
  3. Heurt - 06:01
  4. Recueillement - 07:00
  5. Faux semblants - 04:21
  6. I XII V XIX XV V XXI XVIII XIX – IX XIX – IV V I IV - 01:41
  7. Trouble (Eveils infames) - 04:49
  8. Video Girl - 04:11
  9. La reine trayeuse - 05:32
  10. Amesoeurs - 04:03
  11. Au crépuscule de nos rêves - 11:16

Neige - Voce, chitarra, basso
Audrey Siylvain - Voce, piano
Fursy Teyssier - Chitarra, basso
Winterhalter - Batteria

Odio uniforme. Ritrovamento. Rassegnazione. Un'era in bianco e nero. L'ambiente che punta ad edificare l'opera omonima di questi freddi e distaccati francesi è quello urbano più cupo, fatto di sguardi non colti e luci fugaci, di ricerca di ordine e di ferrosi palazzoni illuminati a spaglio che danno l'errata illusione della perfezione.

16 ottobre, 2011

*AR, Wolf Notes (2010)


  1. Inception - 06:00
  2. Rise - 11:59
  3. Decline - 12:13
  4. Rest - 05:31
  5. Return - 08:48

Autumn Richardson - Voce
Richard Skelton - Violino, suoni di fondo

AR, una denominazione dal premeditato e preciso significato simbolico. Non solo le iniziali dei nomi di battesimo della copia di musicisti, che altro non è che anche una copia di fatto, ma anche un frammento di espressione dalle origini perse nel tempo che simboleggia niente più che l'inizio, Il principio di un elemento che viene contemplato fino a metterne in dubbio il suo reale senso.

14 ottobre, 2011

Colosseum, Chapter 1: Delirium (2007)


  1. The Gate of Adar - 10:51
  2. Corridors of Desolation - 06:40
  3. Weathered - 13:00
  4. Saturnine Vastness - 10:10 
  5. Aesthetics of the Grotesque - 12:17
  6. Delirium - 11:40

    Janne Rämö - Basso, voce
    Sameli Köykkä - Batteria
    Olli Haaranen - Chitarra, programming
    Juhani Palomäki - Voce, chitarra, tastiera

    Ve ne sono parecchie in giro di prove che per elevare all'ennesima potenza sensazioni difficilmente ripetibili non è affatto obbligatorio farcire la propria opera con virtuosismi e atti inenarrabili di vario tipo. I finnici Colosseum, sciolti nel 2010 lasicando compiuta solamente una (premeditata?) trilogia, ci regelano, con il primo capitolo di quest'ultima, un'ulteriore conferma du questo concetto, un altro pezzo del puzzle del funeral doom dalle atmosfere ampie, decadenti e colossali (aggettivo che non è mai stato così azzeccato).

    13 ottobre, 2011

    Lantlôs, .Neon (2010)


    1. Minusmensch - 07:49
    2. These Nights Were Ours - 04:41
    3. Pulse / Surreal  - 08:21
    4. Neige De Mars - 05:01
    5. Coma - 06:07
    6. Neon - 07:42
    Neige - Voce
    Herbst - Chitarra, basso, batteria

    Dopo il tanto decantato esordio omonimo, il duo franco-teutonico Neige & Herbst (non fatemi specificare chi siano e perché, suvvia) Torna a sussurrarci pensieri oscuri ed eleganti con il loro Neon.
    Quello osservato qua è un tetro animale urbano, un insieme di riflessioni indecifrate e di pennellate nervose di colori statici. Un nero intreccio di concetti a tratti sia ruvidi che lisci, parti di black metal in piena regola che si sovrappongono e si amalgamano con parti jazzate, sofisticate, ed entrambe immerse infine in una saggia malinconia. Un invito a nozze per gli amanti dei primordiali Katatonia, per intenderci.

    10 ottobre, 2011

    Ulver, Kveldssanger (1995)



    1. Østenfor Sol Og Vestenfor Maane - 03:26
    2. Ord - 00:17
    3. Høyfjeldsbilde - 02:15
    4. Nattleite - 02:12
    5. Kveldssang - 01:32
    6. Naturmystikk - 02:56
    7. A Cappella (Sielens Sang) - 01:26
    8. Hiertets Vee - 03:55
    9. Kledt I Nattens Farger - 02:51
    10. Halling - 02:08
    11. Utreise - 02:57
    12. Søfn - Ør Paa Alfers Lund - 02:38
    13. Ulvsblakk - 06:56
    Garm - Voce
    Haavard - Chitarra
    AiwarikiaR - Flauto, percussioni

    I Nostri norvegesi sono proverbialmente famosi per aver imboccato un gran numero di bivi stilistici nel loro cammino. Quello analizzato in queste righe è Kveldssanger, uno di quelli più introspettivi e ancestrali in cui si siano diretti.
    Viene da sorridere, se si pensa a quanto poco abbia in comune con il black-folk del precedente Bergtatt, e da restare stralunati, se si pensa al black-e-basta che regnerà nel successivo Nattens Madrigal.

    09 ottobre, 2011

    Lunar Aurora, Andacht (2007)


    1. Glück - 11:09
    2. Geisterschiff - 07:53
    3. Dunkler Mann - 08:39
    4. Findling - 09:44
    5. Der Pakt - 07:56
    6. Das Ende - 08:38

    Aran - Chitarra, synth, voce
    Sindar - Basso, synth, voce, programming
    Skoarth - Chitarra

    Stabilitisi alla Cold Dimension Records, questi lugubri mangiacrauti si sono posti un quesito: come suonare il black metal arricchendolo in modo sfarzoso e malvagio, rispettandone la canonicità? Come un ciclone in un villaggio pacifico, la risposta giunse travolgente.E venne chiamata Andacht.

    Comatose Vigil, Not A Gleam Of Hope (2005)


    1. Suicide Grotesque - 19:48
    2. Cataracts - 20:39
    3. Mirrors of Despair - 17:46
    4. Galleries of Coma - 11:12

    A.K. iEzor - voce, batteria
    ViG’iLL - chitarre, basso
    ZiGR - tastiere

    Quanto può essere un'opera umana, inumana? Secondo il parere dei nostri oscuri compagni di viaggio russi, un bel po'.
    Già dalla grafica grigia, sfocata ed indefinibile, non viene promesso nulla di gaio. Ciò ci viene offerto da Not A Gleam Of Hope è una dolorosa visione di tutto quel lato della sfera emozionale che non fa piacere avere addosso. Una buia e corrosiva prospettiva che si concede qualche momento che che permette di alzare lo sguardo, solo per il piacere di abbatterlo di nuovo.

    07 ottobre, 2011

    Les Discrets, Septembre Et Ses Dernières Pensées (2010)


    1. L'envol des Corbeaux - 1:26
    2. L'échappée - 4:03
    3. Les Feuilles de l'olivier - 4:36
    4. Song for Mountains - 5:59
    5. Sur les Quais - 3:03
    6. Effet de Nuit - 5:54
    7. Septembre et Ses Dernières Pensées - 2:29
    8. Chanson d'automne - 7:40
    9. Svipdagr & Freyja - 3:58
    10. Une Matinée d'Hiver - 4:07

    Audrey Hadorn - Voce
    Fursy Teyssier - Chitarra, basso, voce
    Winterhalter - Batteria

    Colline scure sommerse nella bruma. corvi neri che si librano nel il cielo senza sole. Foglie esili al vento. Sentieri battuti. Natura, amore e morte. L'ultimo Pensiero Di Settembre, e forse anche tutti gli altri, sono custoditi qua, insieme a tutti i paesaggi e i momenti che vi sono allacciati (Ironicamente è stato pubblicato a Marzo, per tutti i mattacchioni che se lo stavano chiedendo).

    06 ottobre, 2011

    Shape Of Despair, Angels Of Distress (2001)


    1. Fallen - 06:09
    2. Angels Of Distress - 09:43
    3. Quiet These Paintings Are - 14:39
    4. To Live For My Death - 17:21
    5. Night's Dew - 06:59

    Jarno Salomaa - Chitarra lead, synth
    Tomi Ullgren - Basso, chitarra ritmica
    Natalie Koskinen - Voce
    Samu Ruotsalainen - Batteria
    Pasi Koskinen - Voce
    Toni Reahalme - Violino

    C'è un motivo, anzi, ben più di uno, se questo è il lavoro più apprezzato dei finnici Shape Of Despair. Si potrebbe iniziare parlando dell’evoluzione stilistica, tanto diversa da sembrare frutto di altre menti, e che non ha quindi niente in comune con precedente Shades Of. Ma non v'è da allarmarsi. Quei soffusi e ampi tappeti melodici, dall'architettura laboriosa e solenne, che si affacciano alla mente dell'ascoltatore senza penalizzare nessuna sfaccettatura, sono sempre presenti, con la differenza che che questa volta accantonano l'idea dell'atmosfera onirica e cullante, con i suoi flauti e rumori di fondo, e virano verso il lido della malinconia, quella densa e senza via di uscita.