13 ottobre, 2011

Lantlôs, .Neon (2010)


  1. Minusmensch - 07:49
  2. These Nights Were Ours - 04:41
  3. Pulse / Surreal  - 08:21
  4. Neige De Mars - 05:01
  5. Coma - 06:07
  6. Neon - 07:42
Neige - Voce
Herbst - Chitarra, basso, batteria

Dopo il tanto decantato esordio omonimo, il duo franco-teutonico Neige & Herbst (non fatemi specificare chi siano e perché, suvvia) Torna a sussurrarci pensieri oscuri ed eleganti con il loro Neon.
Quello osservato qua è un tetro animale urbano, un insieme di riflessioni indecifrate e di pennellate nervose di colori statici. Un nero intreccio di concetti a tratti sia ruvidi che lisci, parti di black metal in piena regola che si sovrappongono e si amalgamano con parti jazzate, sofisticate, ed entrambe immerse infine in una saggia malinconia. Un invito a nozze per gli amanti dei primordiali Katatonia, per intenderci.


L'intro serrato non impiegherà molto a circondare l'ascoltatore, che sfoggia immediatamente l'alternanza di parti  ora più easy, con tenui linee di basso e piani scheletrici, e ora con blast beat dirompenti, chitarre distorte e assorte in loro stesse, e lo screaming inconfondibile di Neige, che qua ha tutti i motivi per essere riconosciuto come uno dei migliori in circolazione.
These Nights Were Ours riprende quest'ultimo schema e si edifica sul medesimo, immergendo quindi totalmente l'album nella definizione “post blackˮ. Quand'ecco invece che in Pulse / Surreal si ritrova il lato jazzato dell'opera prima citato, la cui intimità è ora amplificata da un canto pulito. Il tutto andrà poi di nuovo a fondersi con il black vero e proprio entro breve, dove screaming e clean danno luce ad un duo che fa affiorare l'accento malinconico dell'album. Neige De Mars appare come un prolungamento del lato pesante, tanto che potrebbe tranquillamente essere un brano di black di quello a se stante, mentre subito dopo, in Coma, la sonorità generale si fa più rockeggiante, senza distogliere lo sguardo dall'essenza post. Per caso ho scritto “postˮ più di una volta in questa pagina? Strano...

La titletrack Neon, infine, è decisamente la più vicina alle sonorità più rock che metal ed è inoltre quella che più a che vedere con il doom di prima ondata, meditatore e senza fronzoli. Una voce femminile vagamente radiofonica narrerà parole in lingua tedesca e di lì a poco si presenterà l'ultimo giro di chitarre, in cui si presenterà anche un variegato lavoro dietro le pelli, incanalando sempre di più nella mente l'aspetto notturno dell'ampia atmosfera scaturita sino ad adesso, che andrà a finire con un fade out senza fretta.
L'impressione finale è catartica, rinnovante. Risulta sorprendete come tante idee siano organizzate in modo così curato, in cui ogniuna è collegata ad un'altra ed insieme tessiscono una maglia di emozioni nere e distorte. Un lavoro su un piano troppo elevato persino per essere tradotto in parole.

83/100

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