24 dicembre, 2011

Gnaw Their Tongues, Per Flagellum Sanguemque, Tenebras Veneramus (2011)


  1. Hic Est Enim Calix Sanguinis Mei - 06:46
  2. Human Skin for the Messenger's Robe - 07:20
  3. Urine-Soaked Neophytes - 06:45
  4. Tod, Wo Ist Dein Licht - 07:13
  5. Fallen Deities Bathing in Gall - 07:02
  6. Bonedust on Dead Genitals - 07:54
  7. The Storming Heavens as a Father to All Broken Bodies - 05:25
  8. Per Flagellum Sanguemque, Tenebras Veneramus - 09:33

Maurice De Jong - Voce, tutti gli strumenti

Questa volta non scherzo. Ho parlato tante volte di sofferenza e oscurità nelle mie recensioni, farei prima ad elencare quelle che non contengono tali definizioni. Maurice De Jong non si è accontentato di prelevarle dall'immaginario collettivo e di farne musica, ben sì ha disintegrato questi concetti e ha amalgamato i frammenti con mille e altri più ingredienti, generando ciò che ci troviamo davanti.


Se dopo aver ascoltato L’Arrivée De La Terne Mort Triomphante, vi aspettate ora qualcosa di vagamente diverso, state prendendo un granchio enorme. Con Per Flagellum Sanguemque, Tenebras Veneramus, esploriamo un ambiente ritualistico realmente inospitale e caotico, la cui sola contemplazione causa i sudori freddi. Una preghiera nel nome delle tenebre, alla quale vengono offerti fiumi di sangue. Niente che si estrani dai canoni di questo losco olandese.
La mente viene circondata da questo spiacevole ambiente con incredibile immediatezza. Poderosi tamburi aprono i portali dell'opera, che non perderà tempo a farsi vedere per ciò che è davvero. Cacofonica, empia, brutale, maledetta. Tutta la zona strumentale è un susseguirsi di suoni incomprensibili, metallici, scagliati a pioggia su basi create da archi schizofrenici e cori dissonanti, che fanno da nera veste cerimoniale alla voce ancor più indecifrabile e catacombale. La malvagia forma così ottenuta viene frammentata da stacchi tetri e solenni, soliloqui malefici, fugaci rallentamenti e urla di strazio. La fame di dissonanza dei timpani dell'ascoltatore verrà colmata abbondantemente dall'incessanza di tutti questi suoni in costante conflitto, acidissimi e dall'indecifrabile provenienza.

Come durante la paggiore delle torture, quando ci si capacita che è iniziata, è già troppo tardi. Per tutti questi cinquantotto minuti passano davani agli occhi immagini di terrore e violenza insensata, scagliate a folle velocità e senza una logica apparente. Un vero massacro spirituale.
Le viscere di questo abominio sonoro possono essere catalogate sicuramente nel black metal, come si può evincere per esempio dai blast beat furenti e rapidissimi, particolarmente evidenti nella penultima traccia. Ma se ciò che viene normalmente architettato dal black metal mira ad essere un portavoce della morte e della tenebra, ciò che è edificato da Gnaw Their Tongues È la morte e la tenebra.

Una visione davvero fedele di questi elementi. Si salvi chi può.

74/100

Mediafire

Nessun commento:

Posta un commento