04 marzo, 2012

Obscura, Illegimitation (2012)


  1. ...And All Will Come To An End
  2. Crucified
  3. Fear
  4. Immanent Desaster
  5. Incarnated
  6. Open The Gates
  7. Headworm
  8. Flesh And The Power It Holds (Death cover)
  9. Piece Of Time (Atheist cover)
  10. How Could I (Cynic cover)
Steffen Kummerer - chitarra, voce (tutte le tracce)
Christian Muenzner - chitarra (tracce 8, 9, 10)
Hannes Grossmann - batteria (tracce 8, 9, 10)
Linus Klausenitzer - basso (tracce 8, 9, 10)
Jonas Baumgartl - batteria, violoncello (tracce 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7)
Markus Lempsch - chitarra, voce (tracce 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7)
Jonas Fischer - basso (tracce 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7)


Per poter recensire quest'album bisogna innanzitutto capire soprattutto una cosa: Illegimitation è una compilation che raccoglie principalmente vecchi brani della band (le tracce dalla prima alla quarta provengono dal loro primo omonimo demo del 2003, le tracce sei, sette e otto facevano parte del demo Cosmogenesis Preproduction del 2006 mentre le ultime tre cover sono state registrate dopo l'ultimo cambio di formazione). Di conseguenza si potrà facilmente notare che lo stile degli Obscura è molto diverso rispetto alle ultime due uscite e si avvicinerà di più, invece, al debutto discografico Retribution, rimasterizzato anch'esso due anni or sono, anche per motivi riguardanti la line-up. Non che ciò sia necessariamente un male, il Death Metal a tratti tecnico con molte meno influenze Progressive rispetto alle ultime due release della band è tutto sommato godibile e non dispiace, ma viene inevitabilmente da chiedersi il perché di una scelta simile che, mi viene da pensare e sperare, sia stata imposta dalla label che ha recepito il talento e il potenziale del gruppo tedesco e stia cercando in ogni modo di fare il suo lavoro e quindi di spremere tutto ciò che può e finché può farlo. La risposta a questa supposizione è negativa in quanto è stata la band stessa a promuovere questa iniziativa e ad autofinanziarsi con i soldi ricavati dalle libere offerte degli acquirenti.

Detto questo, mi risulta quasi inutile analizzare l'album, che praticamente si divide in tre parti, sotto l'aspetto musicale, dato che non esprime nulla di nuovo. Si potrebbe addirittura dire che la prima parte passa quasi inosservata, con delle canzoni piuttosto anonime quali Crucified e Fear, che non lasciano nulla di sostanziale all'ascoltatore, che si contrappongono all'introduzione strumentale ...And All Will Come To An End e a Immanent Disaster, che invece sembrano piuttosto efficaci e che sono due canzoni che meritano più di qualche attenzione. In quest'ultima, che presenta anche qualche influenza Progressive in più, troveremo addirittura una parte in violoncello suonata dal batterista di allora, Jonas Baumgartl. La seconda parte ci viene introdotta da una primordiale versione demo di Incarnated, la quale riesce ad avere l'unico scopo di mettere bene in mostra quanto di buono è stato fatto con Cosmogenesis e quella che allora era diventata la nuova formazione (soprattutto per quanto riguarda l'ormai ex membro Thesseling), per poi continuare con una Open The Gates che suona decisamente anonima e una Headworm che invece sembra piuttosto ben fatta, con qualche arpeggio e cambio di atmosfera quasi inquietante, ma allo stesso tempo anche derivativa. La terza e ultima parte, quella che in teoria dovrebbe essere la più interessante siccome vede la partecipazione del nuovo bassista venuto in sostituzione a Thesseling, Linus Klausenitzer, è formata invece da tre cover che sostanzialmente non presentano alcuna diversità dalla loro versione originale se non qualche minimo virtuosismo a dirla tutta poco necessario in Flesh And The Power It Holds; non si è neanche pensato di usare una voce pulita senza il vocoder a modificarla in How Could I o un bel possente e profondo growl come lo possiede Steffen Kummerer al posto dello scream che viene usato a imitazione della voce di Chuck Schuldiner nella cover appunto dei Death. L'unica che ne esce più modificata, ma neanche più di tanto, è forse Piece Of Time degli Atheist. È vero che sono canzoni molto conosciute e in generale molto apprezzate, con molto carattere, di gruppi molto famosi, anzi storici, e che quindi riproporle in chiave leggermente diversa sarebbe stato molto rischioso ma soprattutto difficile, ma qua, in questo caso, in queste ultime tre tracce di Illegimitation, non c'è stato neanche il tentativo o lo sforzo.

La prima cosa che viene da chiedersi una volta finito l'ascolto del CD è perché. Perché una band dovrebbe perdere tempo a proporre inutili ristampe o raccolte? Che senso ha per una band con tre full-length alle spalle pubblicare una raccolta? Come ho già detto, speravo che tutto ciò fosse stata semplicemente un'iniziativa dell'etichetta discografica che ha già dimostrato di avere interesse in certe manovre commerciali con la più che inutile e già citata rimasterizzazione di Retribution. Illegimitation, invece, è un'iniziativa partita dal gruppo stesso per autofinanziarsi, e anche se ciò può rendere sicuramente quest'album meno "squallido" (se così si può dire, anche se probabilmente non è il termine giusto), rimane comunque il fatto che non propone nulla di nuovo e che dal mio punto di vista questa è una release piuttosto insensata. In definitiva non è un album che non si fa ascoltare, che annoia o che si fa fatica a portare fino alla fine. Nonostante non proponga nulla di sostanziale non è questo il suo vero problema. Semplicemente si fa fatica a trovargli un motivo o uno scopo che non lo renda un'uscita piuttosto inutile.

65/100


Nessun commento:

Posta un commento