07 maggio, 2012

Borknagar, Urd (2012)




  1. Epochalypse
  2. Roots
  3. The Beauty Of Dead Cities
  4. The Earthling
  5. The Plains Of Memories
  6. Mount Regency
  7. Frostrite
  8. The Winter Eclipse
  9. In A Deeper World
Øystein G. Brun - chitarra
David Kinkade - batteria, percussioni
Vintersorg - voce
Lars A. Nedland - tastiera, voce
ICS Vortex - basso, voce
Jens F. Ryland - chitarra


Ancora Avantgarde?

Dopo l'ultimo e non troppo soddisfacente Universal e dopo il definitivo rientro del sempre più prolifico ICS Vortex nella formazione della band, i Borknagar ritornano sulle scene con Urd, album non troppo diverso dal precedente ma comunque sicuramente più convincente, anche se non troppo.

Le coordinate dei Borknagar rimangono sempre le solite, quelle che sostanzialmente non variano troppo (entro certi limiti, parlando delle fondamenta del loro sound) sin dall'abbandono di Garm e dall'entrata di Simen Hestnæs e quindi da quel lontano The Archaic Course, da quell'album che per primo fece saltar fuori la parola avanguardia. La base della loro firma, tuttavia, rimane costantemente un Black Metal piuttosto progressivo tinto, a seconda dei vari album che si prendono in considerazione, con sfumature diverse. In Urd non saprei ben dire cosa prevale, se la venatura più epica fatta già risaltare nel passato anche da, per l'appunto, Epic o se una certa spinta progressista forse ancora più accentuata in questa fatica targata 2012 piuttosto che nelle altre. Sta di fatto che Urd non è un album semplice, che inizialmente non mi è piaciuto tanto e che, appunto per questo, ho preferito aspettare un po' prima di tentare di recensirlo, cercando nel frattempo di coglierne fino in fondo i pregi e i difetti. Tra i primi si può sicuramente annoverare la minore e meno preponderante presenza di Vintersorg nelle linee vocali. Seppure sia un grande cantante e un grande artista e malgrado la sua voce sia così bella e travolgente da ascoltare in Empiricism e nel già citato Epic, i due che preferisco della discografia degli scandinavi, il suo timbro così "gallinaceo" (direbbe qualcuno) da davvero tanto fastidio nell'esperimento acustico Origin e, anche se un po' meno rispetto a quest'ultimo, pure nel suo successore Universal. In questo senso il ritorno dietro al microfono di Vortex, e quindi anche la maggiore presenza nelle registrazione del cantato di Lazare (Solefald), può considerarsi una manna dal cielo, anche se la prestazione dell'ex Dimmu Borgir non sia esattamente delle migliori in questa sua ennesima partecipazione. Fa anche piacere notare che nonostante la presenza di tre cosiddette "prime donne" addette alle voci quali possono essere tre artisti e cantanti tanto riconosciuti nel panorama del Metal (soprattutto scandinavo e d'avanguardia) non pregiudichi la buona riuscita di quest'album che sotto questo aspetto riesce comunque ad essere piuttosto equilibrato. Si potrà notare anche una lieve influenza Death Metal e l'introduzione di qualche parte vocale in simil-growl.

Una cosa che però non mi sconfinfera affatto di Urd e alla quale ho brevemente e indirettamente accennato di sopra è che, nonostante qualche traccia di cambiamento rispetto al passato ci sia, di fatto i Borknagar rimangono fermi su certi stilemi e presentano un sound piuttosto statico, soprattutto per quanto riguarda questi ultimi otto anni, che sembra modificarsi solo in apparenza e in superficie. E questa non è una caratteristica che ci si aspetterebbe da una delle maggiori band che si fa portatrice insieme a poche altre di un'etichetta così pesante. Per questo motivo io mi domando se, nel caso dei Borknagar, sia ancora possibile parlare di Avantgarde Metal o se, di fatto, ormai gli scandinavi abbiano poggiato le basi e le fondamenta per una corrente o addirittura per un sottogenere intero che fa riferimento a loro col problema, però, che anche loro si sono adagiati sugli allori perdendo forse la loro spontaneità e quella che era la loro qualità migliore.

77/100

Nessun commento:

Posta un commento