16 gennaio, 2012

Evilfeast, Funeral Sorcery (2005)


  1. Funeral Sorcery - 10:59
  2. I Reach the Winter Twilight - 07:12
  3. Krone aus kalten Sternen - 09:26
  4. Tale Of Carpathian Wind - 08:35
  5. Iconoclast Eminence - 06:55
  6. Im Shatten der Majestat des Eistodes - 13:37

Grim Spirit - Voce, tutti gli strumenti

Altro paese, altra one-man-band. Le mie scelte sono molto soffermate nel saper prelevare artisti di un certo tipo, ma che al contempo non comportino il raggiungimento della follia della mia mente. Gli Evilfeast sono il tipico progetto per quelli che campano a pane e black metal.


Quindi, anche qua potrò sfoggiare quelle definizioni che lette una volta rendono le recensioni interessantissime, tutte le altre, solo un consiglio godibile. Vale a dire: personalità del sound parallela alla sonorità completamente attecchita ai canoni; passaggi ed intermezzi senza alcun tipo di divagazione in altro lido musicale, ma comunque sia ottimamente costruito; ossessione per la velocità controllata, che garantisce la sapienza nel saper imbrigliare le parti rapide, quanto nel saper dilatare le parti lente.
Tutte belle definizioni che fanno saltare all'occhio quanto un compositore sappia destreggiarsi nel ramo scelto. Evilfeast lo è, statene certi.
L'opening track è molto canonica e non fa altro che comunicare “questo è un disco black metal”; da I Reach the Winter Twilight si percepisce lo stile che pur dall'indiscutibile natura, riesce ad essere più pungente e caratterizzato. Sotto il blast beat che non si fermerà praticamente mai, corde, canti e tastiere creano un nero incantesimo notturno e lugubre. lenti giri di chitarra, per la maggior parte orientati su una sinfonia memorizzabile, altre volte più cacofoniche; cambi di tempo abbondanti e capaci di rivoltare l'atmosfera in un attimo, complice anche la tastiera, che a tratti sembra prevalere sulle corde, creando forse i momenti di picco dell'album (sfido a non saper cogliere il gelo sulla cute in Tale of Carpathian Wind o Iconoclast Eminence).
La voce narrante naturalmente altro non poteva che essere paragonabile ad un'umanoide creatura che non conosce la luce. Marcando sempre di più l'accento "magia nera", già di per sé significativo.

Nel caso questa fosse la prima volta che si sente parlare di black metal, per Funeral Sorcery occorrerà un certo fegato. Nel caso invece siate consumatori cronici del suddetto genere, o ancora meglio, lo volgiate diventare, è consigliato a mani basse.


75/100

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